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  • Immagine del redattoreAlessandro Napoli

Sognavamo di diventare registi - Twins Stifani



Quando avete capito che volevate diventare registi e perché avete deciso di andare in Inghilterra?


"Volevamo lavorare nel cinema già all'età di 10 anni, ma non avevamo ancora capito che volevamo fare i registi. Durante l'arco delle scuole superiori abbiamo scelto la scuola grafica pubblicitaria solo perché c’era un'ora di cinematografia alla settimana.


All’epoca avevamo scoperto di avere un cugino di nostro padre che viveva a Newcastle, con 2 figlie che sono nostre coetanee. Dopo la maturità siamo andati a fare una settimana di vacanza da loro e per noi è stata un’esperienza fondamentale, perché era la nostra prima volta all’estero e ci si è aperto un mondo.


Tornati in Italia sentivamo il desiderio di ritornare in Inghilterra ed è quello che abbiamo fatto 20 giorni dopo, con l’obiettivo di imparare l’inglese per un anno.


Arrivati a Newcastle non avevamo fatto il calcolo con il cambio valuta e non avevamo più soldi

dopo aver pagato la prima rata della scuola d’inglese. Abbiamo iniziato a lavorare nel ristorante di nostro cugino e trovato anche altri due lavori, come camerieri e come addetti alle pulizie in un supermercato. E’ stato un anno tosto ma allo stesso tempo divertente, eravamo curiosi di scoprire nuove culture e dopo 9 mesi parlavamo inglese.


Finito l’anno siamo tornati in Italia, ma non trovavamo lavoro perché eravamo troppo qualificati e decidemmo fare il militare, che all’epoca era ancora obbligatorio.


Successivamente siamo andati a Roma e ci siamo iscritti alla “Scuola Romana del Fumetto”, perché avevamo in mente di fare animazione. A Roma la situazione però era molto difficile senza contatti, senza un lavoro e senza un posto dove stare.


Fu lì che prendemmo la decisione di fare l’università di cinema a Newcastle. La nostra iscrizione all’università venne accettata e trovammo lavoro in un cinema. Questo ci permetteva di pagare gli studi, l’affitto e di poter vedere tutti i film gratis. E questo si ha fatto appassionare ancora di più al mondo cinema."



Com’è iniziata la vostra carriera dopo la laurea?


"Con molti alti e bassi! Durante gli studi facemmo uno stage in una Post-Production House e per la nostra tesina di laurea abbiamo scritto, diretto e girato un short intitolato “Amok” (autofinanziato con 200€).


Lo short fu molto apprezzato dall’università e dopo 2 mesi siamo stati nominati per NFTS Award. Una volta andati al Festival aumentò il nostro credo e la fiducia nelle nostre capacità. Nel frattempo abbiamo anche lavorato per 2 anni in un’agenzia pubblicitaria. Dopo la laurea ci siamo trasferiti a Londra, ma era il 2008 ed era molto difficile trovare lavoro.


Un giorno ci chiamò un nostro vecchio contatto e ci propose di fare gli attori per i suoi spettacoli di teatro. Abbiamo accettammo quella offerta, nonostante la paura, e abbiamo lavorato con lui per 5 anni. Abbiamo debuttato alla Casa della Danza a Stoccolma e poi abbiamo recitato a Malmö, a New York, a Parigi ecc. Durante le performance abbiamo conosciuto un altro ragazzo, con il quale dopo questa esperienza abbiamo creato un gruppo artistico per girare degli short, che tra l’altro sono andati anche al Festival di Amburgo.


A seguire ci ha messi in contatto con un regista spagnolo di film per la TV, che voleva fare un film documentario sul primo film di Steven Spielberg. Abbiamo iniziato a collaborare insieme e abbiamo lasciato una campagna su Kickstarter. La campagna non è andata a buon fine, ma ci ha dato tanta visibilità, tanto da finire sulla rivista italiana Ciak.

Grazie alla campagna abbiamo trovato anche un produttore, che ci ha pagato il volo per andare negli Stati Uniti per intervistare la crew del primo film di Spielberg, tra cui anche il suo agente."




Come sono arrivate le prime collaborazioni importanti?


"Tramite le connections. E’ importantissimo fare networking.

Un regista con cui collaboriamo ha ricevuto un’offerta da Amazon e ci ha chiamati per andare con lui. Abbiamo realizzato il film documentario del Manchester City “All or Nothing”.

Siamo stati un anno a casa del City, durante la stagione vinta con Pep Guardiola.

Uno di noi si occupava del suono e l’altro faceva il Media Manager. Erano lavori che non avevamo mai fatto ma abbiamo rischiato e abbiamo provato a scommettere."


"In seguito, visto l’ottimo risultato, siamo stati chiamati a lavorare di nuovo per Amazon per girare uno short pubblicitario di Sergio Ramos e a girare il documentario di Fernando Alonso, che uscirà prossimamente su Amazon Prime."



Cosa non vi ha fatto arrendere nei momenti di difficoltà?


Il fatto che per noi è una sfida personale, un sogno che avevamo da piccoli.

Il dare un senso ai sacrifici, come non vedere i genitori invecchiare, i nipoti crescere ecc.

E’ importante insistere. Noi saremo felici anche se faremo il primo film a 70 anni e vinceremo l’Oscar a 90 anni. Crediamo che si deve vivere la propria vita con un senso, senza seguire gli schemi ed essere sinceri essere con stessi.



Volete dire un’ultima cosa?


Quando una persona ti offre un progetto devi valutare sempre 2 cose: se è pagato e se non è pagato cosa ti porta a livello di esperienza e di collaborazioni future.

La vita è una giostra e un giorno tutto ci tornerà indietro.

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